Songs of Innocence
Gli U2 provano a rimanere sulla cresta dell’onda.
Una delle più grandi rock band di tutti i tempi, capace a tutt’oggi di riempire gli stadi, è tornata nei negozi di dischi con il suo ultimo lavoro in studio.
Ho ascoltato il controverso “Songs Of Innocence”, l’album che, dopo essere stato reso disponibile in forma gratuita tramite iTunes, è da poco approdato su CD.
Non voglio entrare in merito alla polemica sulla disponibilità “forzosa” della versione digitale per i 500 milioni di account iTunes. Mi limito a esporre le mie impressioni sulla musica e sulla band.
Devo dire che questo nuovo album, ad un primo ascolto, non mi aveva entusiasmato troppo, ma poi ho dovuto ammettere che è migliore del precedente “No Line On The Orizon”. Intendiamoci, non ho trovato nulla che mi facesse saltare dalla sedia, ma i brani non sono male e, qua e là, ci sono degli spunti interessanti che, con un po’ più di coraggio, avrebbero potuto essere sviluppati meglio. Di sicuro ci sono band che farebbero carte false per avere brani del genere, ma gli U2 devono confrontarsi con sé stessi e con la loro storia.
Forse è per questo che ho l’impressione che la band cerchi insistentemente di replicare gli U2 di 20-30 anni fa senza averne più i numeri e l’età. È un effetto anacronistico che, per stare in piedi, necessita di rilanci sempre più grandi, di palchi a 360 gradi, di tour mastodontici e di operazioni di marketing digitale senza precedenti.
Gli U2 (e il suo frontman in particolare) sembrano non volersi arrendere al tempo che passa… e detta così sembra un buona cosa e, forse, in parte, lo è anche. Ma ciò che intendo è che si rischia di non essere più troppo credibili quando si è schiavi della propria megalomania. Una band con una carriera come la loro potrebbe permettersi tranquillamente di non dover inseguire a tutti i costi il singolo radiofonico che cerca di accontentare tutti; potrebbe sperimentare e osare di più.
Ecco, riassumendo, forse mi aspettavo che anteponessero la musica alla volontà di rimanere sulla cresta dell’onda. Invecchiare bene non è semplice, ma alcuni ci riescono (David Bowie e Robert Plant per fare un esempio) e penso che anche gli U2 potrebbero… ma solo “for love” and not “for money”.
Vedremo se il già annunciato “Songs Of Experience” continuerà in questa direzione o se porterà qualcosa di davvero nuovo sotto il sole.
Nel frattempo vado a riascoltarmi alcuni brani meno conosciuti del loro repertorio, una personale playlist che potrebbe mangiarsi in un boccone l’innocenza di quest’ultimo album.
Ecco le mie “songs of innocence”
- An Cat Dubh (Boy)
- A Day Without Me (Boy)
- I Fall Down (October)
- Seconds (War)
- Drowning Man (War)
- Bad (The Unforgettable Fire)
- MLK (The Unforgettable Fire)
- The Three Sunrises (Wide Awake In America)
- Running to stand still (Joshua Tree)
- Heartland (Rattle And Hum)
- All I Want Is You (Rattle And Hum)
Un’attenzione particolare per Drowning Man e Heartland, a mio avviso due tra i brani più belli che gli U2 abbiano scritto e, contemporaneamente, tra i meno ricordati.
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