Che fine ha fatto Martin Mystère?
Un fumetto che ha fatto storia
Ricordo ancora quel tardo pomeriggio di un giorno d’ottobre del 1987 in cui ripassavo tra le mani alcuni fumetti all’interno di un’edicola. Poiché ero in astinenza da Dylan Dog, decisi di prendere un altro fumetto: era il n. 67 di Martin Mystère e si intitolava “Agarthi”.
Il primo Martin Mystère acquistato in vita mia. 1500 lire (per me un piccolo capitale all’epoca) dannatamente ben spese… © Sergio Bonelli Editore
A differenza di Dylan Dog la storia non era autoconclusiva e mi trovai a leggerne solo l’ultima parte… ma non importava, perché gli argomenti trattati mi catturarono immediatamente: Storia oscura, profezie, città incantate nel cuore dell’Asia, ricerche impossibili, archeologia misteriosa… Davanti a me si era aperto un mondo nuovo. E il mese seguente in edicola mi attendeva Il primo Almanacco del Mystero. Amore a prima vista. Lo trovai geniale, soprattutto per il ricchissimo dossier dedicato ai mysteri del nostro pianeta. Lo consumai a forza di leggerlo e, ancora oggi, ogni tanto lo risfoglio, rischiando di perderne i pezzi.
I primi tre Almanacchi del Mistero. Dei piccoli miracoli di editoria, ricchissimi di informazioni e con suggestive storie a fumetti. Martin Mystère si confermava fumetto “dotto” e ricco di spunti di riflessione e ricerca, qualcosa fuori dal comune. © Sergio Bonelli Editore
Martin Mystère era un personaggio atipico nel panorama fumettistico. Era un fumetto avventuroso, ma incitava al pensiero trasversale; trattava di misteri archeologici e instillava l’idea che la storia non fosse come ce la raccontavano e che il percorso dell’Umanità non fosse lineare. Era fantastico vedere che in un fumetto, seppure con molta fantasia, ci fossero delle idee che andavano oltre gli schemi precostituiti. Altra particolarità di Martin era il non avere un vestito a mo’ di uniforme come la maggior parte degli altri personaggi.
Castelli, oltre che uno sceneggiatore con una padronanza eccezionale dei meccanismi narrativi, era anche un precursore, sia nel proporre un personaggio simile che nell’inserire elementi tecnologici come il personal computer, spiegandone (in un’era in cui Internet non c’era) gli utilizzi e le potenzialità.
Negli anni successivi mi prodigai per recuperare i numeri arretrati, che già all’epoca non erano così facilmente reperibili e neanche a poco prezzo (almeno per le mie tasche). Per fortuna capitava spesso che nelle stesse edicole si trovassero in giacenza dei numeri arretrati. Oppure da qualche barbiere, tra una rivista e l’altra, potevi trovare qualche vecchio numero. Piano piano riuscii a recuperare la maggior parte degli arretrati.
Come in tutti i fumetti avevo le mie storie e miei disegnatori preferiti. All’epoca mi piaceva molto Alessandrini, quando il suo tratto era più spigoloso e contrastato. Claudio Villa è stato da subito uno dei miei preferiti in assoluto. Anche Angelo Maria Ricci mi piaceva, con il suo tratto pulito e tecnico, anche se non ho mai apprezzato troppo come disegnava i capelli di Martin in quel periodo. Casertano era già bravissimo. Bignotti lo trovavo standard, mentre i fratelli Cassaro (mi perdonino) proprio non mi entusiasmavano.
A partire da sinistra in alto abbiamo le versioni di Martin Mystère di Bignotti, Villa, Casertano, Alessandrini, Cassaro e Ricci. © Sergio Bonelli Editore
Era il periodo che tra Dylan Dog e Martin Mystère cominciavo a riconoscere a colpo d’occhio chi fosse il disegnatore e li ricordavo tutti. Ad esempio ne “La Città Delle Ombre Diafane”, sebbene i disegni fossero dei fratelli Cassaro, c’erano delle vignette che erano chiaramente disegnate da Claudio Villa, inserite qua e là (probabilmente decise da Castelli all’ultimo momento per ragioni di sceneggiatura).
Una tavola tratta dalla storia “La città delle ombre diafane”, disegnata da Cassaro, in cui si vede l’inserto di una vignetta (quella in basso) disegnata da Claudio Villa (o almeno così pare). © Sergio Bonelli Editore
Il periodo d’oro per me comprende i primi 100 numeri, ma tra il n. 50 (La Falce Del Druido) e il n. 89 (Il Segreto Dei Templari) c’è il top. Sono troppi i titoli a cui sono affezionato ma sicuramente potrei far spiccare questi:
- • Gli Uomini in Nero (1)
- • La vendetta di Râ (2-3)
- • Operazione Arca (3)
- • La casa ai confini del mondo (4-5)
- • La spada di Re Artù (15-16)
- • Il libro degli arcani (21-22)
- • Tempo Zero (46-47-48)
- • La falce del druido (50-51)
- • Frankenstein 1986 (52-53-54)
- • Il risveglio del dinosauro (56-57-58)
- • Le macchine impossibili (61-62)
- • Operazione Dorian Gray (62-63-64)
- • Fantasmi a Manhattan (64-65)
- • Il presagio (66-67)
- • Il Piccolo Popolo (76-77)
- • Santa Claus 9000 (80-81)
- • Zona X (83-84)
- • L’uomo delle nevi (87-88)
- • La setta degli assassini (88-89-90)
Mi sento di dire che negli ultimi anni il BVZM mi sembra rimasto un po’ indietro. La serie regolare avrebbe bisogno di un ricambio a livello di disegnatori. Gli speciali vengono ormai disegnati da 13 anni a questa parte dallo stesso disegnatore, Rodolfo Torti, contro il quale non ho assolutamente nulla (anzi, apprezzo la sua sintesi grafica), però sarebbe bello spostarlo un po’ sulla serie regolare e invece, sullo speciale, alternare disegnatori non convenzionali, così da dare una nota “speciale” marcata a questa pubblicazione.
MM visto da Rodolfo Torti – vignetta tratta dallo speciale 2009 – © Sergio Bonelli Editore
Personalmente non ho mai messo in dubbio la bravura di Alfredo Castelli e dei suoi collaboratori, ma la gestione del personaggio e delle sue testate sembra aver perso qualcosa per strada. Basta confrontare le varie pubblicazioni odierne (serie regolare, speciali, almanacchi) con quelle del passato per capire cosa intendo.
I primi fantastici Dizionari del Mistero allegati agli speciali di MM. Li custodisco ancora tutti gelosamente e, ogni tanto, me li rileggo con piacere. Un peccato che siano stati sostituiti da albetti a fumetti…
L’Almanacco del Mistero ha avuto la sua produzione migliore tra il 1988 e il 1993, dal 1994 al 1997 è stato di buon livello e poi, pian piano, si è un po’ “seduto” su una formula comune agli altri almanacchi Bonelli. Ho sperato in una riprese in quello del 2013, visto che si parlava di un rinnovamento del parco testate “Almanacchi”, ma si è vista principalmente una revisione della grafica generale. I contenuti purtroppo non sono all’altezza del glorioso passato. Mi rendo conto che non è semplice, dati gli argomenti e la documentazione necessaria. Andrò a rifugiarmi nella rilettura dell’Almanacco del Mistero 1988 che per contenuti (ma anche per impostazione grafica) riesce ancora ad affascinare e coinvolgere.
La sezione dedicata ai “Misteri per un anno” dell’Almanacco 1988 (uscito sul finire del 1987). Era una raccolta di fatti insoliti pubblicati nel corso dell’anno passato dalla stampa non specialistica. Ancora oggi, nonostante Internet, sarebbe interessante vedere pubblicato qualcosa del genere…
Il dossier al mondo misterioso dell’Almanacco 1988. Una roba così andrebbe ristampata… prima che la mia copia perda del tutto i pezzi… Sì, lo so che esiste un Oscar Mondadori (L’Enciclopedia dei Mysteri) che raccoglie il materiale dei dizionari del Mistero e degli Almanacchi (ce l’ho), ma io intendevo proprio una ristampa degli almanacchi…
Martin Mystère conta ancora su uno zoccolo duro di appassionati e di spazi dedicati sul web, ma è chiaro che, negli anni, ha perso parte del pubblico che si era conquistato grazie alle peculiarità del suo modo di fare fumetto e cultura.
Lodevole (e sempre in anticipo sul resto del parco personaggi della Bonelli) l’iniziativa di portare Martin Mystère su piattaforma digitale, ma adesso serve una sorta di reboot per la versione cartacea che rischia di stagnare eccessivamente.
Anche Dylan Dog sta stagnando, ma questa è un’altra storia e ne parleremo un’altra volta.
– 02.01.2013 –
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3 Responses to “Che fine ha fatto Martin Mystère?”
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[…] 2 gennaio 2013 Che fine ha fatto Martin Mystère? […]
Bellissimo articolo, che condivido in pieno. I primi Martin Mystère, i primi speciali con i libretti del Dizionario dei misteri e i primi Almanacchi erano qualcosa di straordinario. Ho letto il mio primo MM, lo speciale numero 3, all’età di 8 anni (!) e fu amore a prima lettura: la tematica di Atlantide mi stregò al punto che è tutta la vita che mi appassiono al mito del continente perduto e alla sua possibile identificazione con una civiltà avanzatissima estintasi in epoca remota. MM mi ha dato veramente tanto per tutto la mia infanzia e tutta l’adolescenza… Poi purtroppo si è seduto, come dici tu, anzi, direi ormai sdraiato. Ha dato qualche segno di ripresa negli ultimi tempi, con l’introduzione del bimestrale, con qualche episodio degno dei fasti antichi… Ma ormai il personaggio è veramente divenuto la caricatura di sé stesso… Castelli è un gigante della narrativa a fumetti, ma secondo me ha commesso almeno un paio di errori con il suo personaggio: gli ha dato un’età troppo avanzata (parte nel numero 1 che ha già 40 anni…) e non gli ha dato un figlio che potesse prendere il suo posto al momento opportuno (se glielo avesse fatto nascere venticinque anni fa, adesso sarebbe perfettamente in grado di sostenere le sequenze d’azione, lasciando Martin al ruolo di mentore e di personaggio che si muove più su un piano intellettuale, cosa che tra l’altro gli è perfettamente congeniale). Insomma, sono legatissimo alla testata, compro ogni numero, ma ammetto che sempre più spesso penso “proprio soldi buttati via”. Un reboot, ma fatto davvero bene, sarebbe una boccata d’aria fresca. Anche se penso che ormai la magia si sia persa, e che resteranno quei primi numeri come un tesoro custodito nei nostri ricordi e nei nostri anni migliori.
Ti ringrazio molto per il bel commento (lungo e articolato) che condivido. Anch’io sono molto legato al personaggio. Lo speciale numero 3 tra l’altro può a pieno titolo essere annoverato tra le migliori storie di Martin Mystère. Sarebbe bello tornare a quei fasti. Purtroppo mi rendo conto che una parte del “sense of wonder” che provavo è legata ai nostri “anni migliori”, che ricordo con nostaglia e affetto. L’idea di un figlio non sarebbe stata male. Ad ogni modo l’anno prossimo ci saranno grosse novità per il BVZM (e non sto parlando di ristampe). Di più non posso dire, ma credo che a Lucca il BVZA annuncerà qualcosa.