ATTACCO AL POTERE – Recensione
Un film talmente scontato che posso permettermi un po’ di spoiler…
“Olympus has fallen”, da noi uscito come “Attacco al potere” è un film patriottico e di propaganda americana e poi, incidentalmente, un film d’azione.
Gerard Butler è l’agente Banning, addetto alla sicurezza del presidente degli Stati Uniti (Aaron Eckhart) che, durante un incidente automobilistico, non riesce a salvare la First Lady. Il presidente lo allontana quindi dal suo entourage per non dover ricordare costantemente il luttuoso evento. Per Banning questo è un peso insopportabile, ma un manipolo di terroristi coreani gli danno la possibilità di riscattarsi.
In men che non si dica un aereoplano non identificato riesce ad entrare nello spazio aereo più protetto del mondo, elimina un paio di caccia americani e semina terrore e distruzione sulla Casa Bianca e dintorni. La gente per strada e le forze dell’ordine fanno da carne trita, almeno fino a quando l’aereo non viene colpito da un missile e, urtando contro l’obelisco di Washington, si schianta al suolo. L’obelisco, in seguito all’impatto, comincia a collassare su se stesso tipo torri gemelle, poi per fortuna si ferma. Intanto un commando super organizzato entra nell'”Olimpo” americano, uccide tutti gli agenti, prende in ostaggio il presidente e i suoi uomini di fiducia e si va a trincerare nel bunker sottostante l’edificio.
Immagine estratta dalla locandina italiana. La tagline in alto parla già da sola…
I terroristi mostrano una conoscenza notevole di tutti i sistemi difensivi della Casa Bianca e dell’America stessa: in 13 minuti hanno messo in ginocchio la maggior superpotenza mondiale. Una bandiera americana, bruciacchiata e logora, viene gettata dall’alto della Casa Bianca… al rallentatore… Scopriamo però che il piano dei terroristi è riuscito grazie ad un traditore tra gli agenti di sicurezza del presidente. Un piano di dimensioni spropositate è riuscito grazie ad un solo infiltrato (???). Questi Coreani sono tosti tosti, eh? E ne sanno una più del diavolo, perché conoscono perfettamente tutte le procedure per l’autodistruzione dell’arsenale atomico americano. Morgan Freeman, nella parte del vice-presidente, diventa provvisoriamente il capo delle forze armate e cede al ricatto di ritirare le navi americane nei pressi della Corea per salvare il presidente e altri 2 gatti (???), mentre i terroristi si apprestano a ridurre l’America ad un cimitero nucleare usando il suo stesso arsenale.
“Re Leonida” porta in salvo “Due Facce”.
Ma non temete, perché l’agente Banning mette tutto a posto… da solo… roba che neanche Bruce Willis. E il paragone non è buttato lì, perché questo film sembra un rifacimento in salsa propaganda del primo Die Hard, senza il carisma di Willis ma con un patriottismo da manuale: stesse situazioni disperate di uno contro tanti all’interno di uno spazio chiuso e stesso scambio di comunicazioni via radio e video tra l’eroe e il capo dei terroristi (Rick Yune, già visto nella parte del cattivo in “007: Die Another Day” e in “The Man with the Iron Fists”).
Rick Yune, il cattivissimo capo dei terroristi durante uno scambio di opinioni con il presidente.
Antoine Fuqua (che personalmente avevo già visto all’opera con “L’ultima alba” nel 2003 e “King Arthur” nel 2004) a mio avviso si conferma come un regista privo di spessore e interesse, che confeziona un film a uso e consumo di un pubblico americano autocompiacente e di bocca buona, perché Il risultato è una roba alla G.I. Joe ma senza la scusante dei giocattoli da vendere.
Curiosamente quest’anno c’è un altro film che ricalca il medesimo tema di “attacco alla Casa Bianca”, ed è “Sotto Assedio – White House Down”, con Channing Tatum nei panni dell’eroe salvatutto e Jamie Foxx in quelli del presidente, per la regia di Roland Emmerich. Verrebbe da chiedersi come mai questo affollamento di attacchi a Washington… Gli americani hanno bisogno di essere ulteriormente pompati sul fronte patriottismo? Chissà perché…
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